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Vittima di usura ammessa al fondo per 630 mila euro

Un carrozziere pescarese vince il ricorso contro il comitato antiracket

Sentenza pilota riconosce la perdita del fatturato, il mutuo e le sanzioni

Il tribunale amministrativo del Lazio bacchetta per la seconda volta il comitato antiracket e antiusura del ministero dell’Interno e accoglie di nuovo il ricorso di un carrozziere pescarese strozzato dagli usurai che potrà accedere al fondo per le vittime per la somma di quasi 630 mila euro. Una «sentenza pilota», come la definisce l’avvocato Roberto Luciani che ha assistito per tanti anni il carrozziere insieme a Paolo Mazzotta, «sia per la cifra riconosciuta – ancora per difetto – e solo dopo un lungo iter e sia per il riconoscimento delle varie voci dei danni. E’ un precedente importante per tante vittime dell’usura».

E’ un notevole balzo di cifre quello che racconta il doppio ricorso al Tar del Lazio che, con la prima sentenza, aveva obbligato il comitato a rivedere la cifra elargita di 23 mila euro e, adesso, con la seconda a firma del presidente Linda Sandulli ha accolto la richiesta dei danni del carrozziere ripartiti così: «195 mila euro, ovvero l’importo del mutuo contratto personalmente dalla vittima, 390 mila euro per la perdita del fatturato nel 2007 e nel 2008 come conseguenza delle operazioni finanziare agli interessi usurai e circa 44 mila euro per le sanzioni conseguenti al mancato versamento di ritenute fiscali e previdenziali».

La sentenza aggiunge anche che «l’amministrazione dovrà provvedere entro 60 giorni e, nel caso di inottemperanza, su istanza della parte ricorrente, provvederà alla nomina di un commissario ad acta». Nella sentenza viene ripercorso l’iter che ha portato all’accoglimento del nuovo ricorso partendo dal primo dato: il mutuo concesso di quasi 24 mila euro a fronte della richiesta di un milione di euro.

Spiegano i giudici: «Il parametro cui commisurare il danno sofferto dalla vittima è dato, oltre che dall’ammontare di quanto corrisposto a titolo di interessi usurari, anche da tutte le spese sopportate dalla vittima per oneri bancari o fiscali». Quello che invece, sempre secondo la sentenza del Tar, sarebbe stato riconosciuto in precedenza era «solo il danno a titolo di interessi usurari».

A questo punto, nel momento in cui il Tar del Lazio dà ragione al ricorso dei legali obbligando il comitato a rivedere la cifra, gli avvocati presentano un altro ricorso che viene ancora accolto aprendo uno spiraglio al riconoscimento del danno non solo per il carrozziere pescarese ma, come dicono i legali, «anche per tutte le vittime dell’usura che vivono spesso una situazione paradossale: perché se da un lato lo Stato li incentiva a denunciare gli usurai dall’altro, poi, li abbandona».

Dicono i giudici del tribunale amministrativo che «la determinazione del danno sofferto per effetto del reato di usura è avvenuta senza tenere conto delle somme che l’interessato asserisce di aver versato in nero agli usurai». Quindi, i giudici concludono che «l’amministrazione non ha tenuto conto degli ulteriori danni che le vittime hanno subito in occasione delle vicenda nella quale sono state coinvolte e che all’amministrazione va ordinato di dare esecuzione alla sentenza tenendo conto delle somme indicate» che, complessivamente, ammontano a quasi 630 mila euro.

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